sabato 29 settembre 2007

Luna



La compagna incostante della Terra. Caricata di tanti significati e nomi. La luna ci risulta magica e ci ipnotizza, a volte ci sembra sinistra e misteriosa. Quando la Luna è nel quarto crescente, sembra che essa sorrida, ci sembra il sorriso della notte. E le notti di Luna nuova, come ci manca per rischiarare la notte e darci il suo splendore! Una notte di una forma e la seguente di un’altra, però sempre compiendo il suo ciclo. Incostante però affidabile. Associata ai Matti e ai Lunatici, alle fantasie infantili e alle melodie romantiche; essa sarà sempre associata all’immagine umana. Per ultimo, la Luna piena; rotonda, matura, che potrebbe dare luce in qualsiasi istante.

giovedì 27 settembre 2007

Filastrocca degli errori

Essere e avere

Il professor Grammaticus, viaggiando in treno, ascoltava la conversazione dei suoi compagni di scompartimento. Erano operai meridionali, emigrati all'estero in cerca di lavoro: erano tornati in Italia per le elezioni, poi avevano ripreso la strada del loro esilio.
- Io ho andato in Germania nel 1958, - diceva uno di loro.
- Io ho andato prima in Belgio, nelle miniere di carbone. Ma era una vita troppo dura.
Per un poco il professor Grammaticus li stette ad ascoltare in silenzio. A guardarlo bene, però, pareva una pentola in ebollizione. Finalmente il coperchio saltò, e il professor Grammaticus esclamò, guardando severamente i suoi compagni:
- Ho andato! Ho andato! Ecco di nuovo il benedetto vizio di tanti italiani del Sud di usare il verbo avere al posto del verbo essere. Non vi hanno insegnato a scuola che si dice: "sono andato"?
Gli emigranti tacquero, pieni di rispetto per quel signore tanto perbene, con i capelli bianchi che gli uscivano di sotto il cappello nero.
- Il verbo andare, - continuò il professor Grammaticus, - è un verbo intransitivo, e come tale vuole l'ausiliare essere.
Gli emigranti sospirarono. Poi uno di loro tossì per farsi coraggio e disse:
- Sarà come lei dice, signore. Lei deve aver studiato molto. Io ho fatto la seconda elementare, ma già allora dovevo guardare più alle pecore che ai libri. Il verbo andare sarà anche quella cosa che dice lei.
- Un verbo intransitivo.
- Ecco, sarà un verbo intransitivo, una cosa importantissima, non discuto. Ma a me sembra un verbo triste, molto triste. Andare a cercar lavoro in casa d'altri... Lasciare la famiglia, i bambini.
Il professor Grammaticus cominciò a balbettare.
- Certo... Veramente... Insomma, però... Comunque si dice sono andato, non ho andato. Ci vuole il verbo "essere": io sono, tu sei, egli è...
Eh, - disse l'emigrante, sorridendo con gentilezza, - io sono, noi siamo!... Lo sa dove siamo noi, con tutto il verbo essere e con tutto il cuore? Siamo sempre al paese, anche se abbiamo andato in Germania e in Francia. Siamo sempre là, è là che vorremmo restare, e avere belle fabbriche per lavorare, e belle case per abitare.
E guardava il professor Grammaticus con i suoi occhi buoni e puliti. E il professor Grammaticus aveva una gran voglia di darsi dei pugni in testa. E intanto borbottava tra sé: - Stupido! Stupido che non sono altro. Vado a cercare gli errori nei verbi... Ma gli errori più grossi sono nelle cose!

Gianni Rodari

mercoledì 26 settembre 2007

Ssssshhh!!!.....

Una decrescita felice



Una decrescita felice
tempo che aumenta
parole che diminuiscono
meno gesti ma più intensi
che nascono e crescono
Una decrescita felice
emozione che aumenta
frasi che finiscono
nei sogni che uniscono
sguardi lontani
di vite che patiscono
Una decrescita felice
battito che aumenta
certezze che diminuiscono...

giovedì 20 settembre 2007

Dolce Dolore




Male dal bene
pioggia dal canto
cupo rumore dal silenzio
Male dal miele
neve dal caldo
pianto lento dal sorriso
Male dal fondo
foro nel profondo
dolce dal cuore un dolore.

Folli d'Amore


Quando si ama qualcuno e lo si lascia andare non lo si ama, forse, abbastanza? Oppure lo si ama così tanto da renderlo libero di scegliere con le proprie mani il suo cammino? Ma quando si ama qualcuno e lo si lascia andare non gli si nega, forse, la possibilità di scegliere noi? E' questo un gesto che nega la possibilità all'altro di sceglierci, di essere liberi di farlo. Dunque, quando si ama allora si è un pò folli, folli d'amore tanto da lasciare andare l'altro. Ma l'amore non è, dunque, follia? Quando si ama si è folli, folli d'amore.

domenica 9 settembre 2007

Vivo in bilico



In bilico
tra passato e futuro
In bilico
dunque nel presente
In bilico
i miei gesti, i sogni, le emozioni
In bilico
il cuore, la mente, l'anima
In bilico
mantengo l'instabile equilibrio
In bilico
il mio animo è altalenante
In bilico
mi guardo intorno e indietro
In bilico
faccio sogni colorati e speranzosi
In bilico
vivo.

Benvenuto piccolo Ale!


Auguri a Silvia e Giuseppe per la nascita del piccolo Ale!
...e noi altre quattro Saporite della rosa allargata siamo diventate zie!

per ciuffo che parte...

Non bisogna essere tristi prima di una partenza. Una partenza è necessaria per tornare ad incontrarsi. Ed un incontro, dopo un momento o dopo tutta una vita, è qualcosa di inevitabile se ci vogliamo bene per davvero.
I ricordi costruiscono un cammino che arriva fino al cuore e fa in modo che ci sentiamo sempre vicini, anche se in realtà siamo lontani l’uno dall’altro.
Non dico mai addio a nessuno. Non lascio che le persone più vicine a me se ne vadano. Le porto assieme a me dove vado.
Un vero amico è qualcuno capace di toccare il tuo cuore dall’altra parte del mondo.

venerdì 7 settembre 2007

Volo di farfalle



Farfalle che aprite le porte delle nuvole,
provo a seguirvi con ali costruite di sogni
Farfalle con le ali di pioggia e profumo dell’orizzonte,
farfalle dimenticate perché siamo adulti.
Gialle, bianche, rosse e variopinte,
piccole e grandi ali al vento.
Ore azzurre di gioco, liberi nei campi,
correndo tra risate, alzando le braccia
tra le farfalle che si alzano dal suolo.
Nel sogno contemplo ancora le ali
battendo l’aria, riempiendo gli occhi
di luce dorata che riempie l’anima.
E sono bimba di nuovo.
Cerco con lo sguardo
farfalle vagare nei dintorni.
Così, solo per vederle alzarsi in volo.














Le nuvole

Vanno, vengono, ogni tanto si fermano e quando si fermano sono nere come il corvo, sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche e corrono e prendono la forma dell'airone o della pecora o di qualche altra bestia, ma questo lo vedono meglio i bambini che giocano a corrergli dietro per tanti metri.

Certe volte ti avvisano con rumore prima di arrivare e la terra si trema e gli animali si stanno zitti, certe volte ti avvisano con rumore

Vanno, vengono, ritornano e magari si fermano tanti giorni, che non vedi più il sole e le stelle e ti sembra di non conoscere più il posto dove stai

Vanno, vengono, per una vera mille sono finte e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.

(Fabrizio De Andrè)

I colori puri dell'arcobleno

Lusso, calma e voluttà, 1904-05, olio su tela, Parigi, Musée d'Orsay.

Tante opere d'arte ho potuto osservare nel mio fantastico soggiorno a Paris, eppure questo dipinto ha catturato la mia attenzione, non appena è andato incontro al mio sguardo.
Matisse, definiva questa sua opera come "un quadro fatto con i colori puri dell'arcobaleno".
La scomposizione cromatica, con l’impiego a mosaico di tessere di colore più larghe, staccate e vibranti, fa sì che il colore si apra alla libera espressione dell’emozione.
La sua trama, che è simbolica ed immaginaria, entra in un rapporto intenso con la dimensione, extra-simbolica e al di là dell’immaginazione, del reale. La veduta reale si popola di figure di bagnanti e la semplice tovaglia apparecchiata sottolinea per contrasto l’irreale sospensione mitologica della scena.
Le immagini dipinte appaiono come fondamentalmente percepite in maniera privata e autonoma a seconda di chi le osserva ed evocano tutta una serie di significati provenienti dal registro dell’esperienza privata a cui ciascuno di noi accede soggettivamente, significati che esistono prima di qualsiasi comunicazione presente con l’altro.
Lusso, calma e voluttà, è il tentativo di Matisse di raffigurare l’ordine e la bellezza del paese sognato da Baudelaire in un verso, da cui ne ricava il titolo ed il tema del viaggio e della fuga verso un mondo e una dimensione ideale.
L’invito al viaggio

Guarda sui canali
dormire vascelli
di umore vagabondo:
è per assecondare
il tuo minimo desiderio
che vengono di capo al mondo.

I soli declinanti
rivestono i campi,
i canali, l’intera città,
di giacinto e d’oro;
il mondo s’addormenta
in una calda luce.
Laggiù tutto è ordine, bellezza,
lusso, calma e voluttà.

(Ch.Baudelaire, da I fiori del male, 1857)

giovedì 6 settembre 2007

Piccoli gesti


Basta una nota
per intonare un canto
per accordare i suoni
e danzare col vento.

Basta uno sguardo
per dire "ti sto accanto"
per scolpire un sentimento
nell'anima al tramonto.

Preghiera di un clown



(dal film Il più comico spettacolo del mondo)

Noi ti ringraziamo nostro buon Protettore per averci dato anche oggi la forza di fare il più bello spettacolo del mondo. Tu che proteggi uomini, animali e baracconi, tu che rendi i leoni docili come gli uomini e gli uomini coraggiosi come i leoni, tu che ogni sera presti agli acrobati le ali degli angeli, fa' che sulla nostra mensa non venga mai a mancare pane ed applausi. Noi ti chiediamo protezione, ma se non ne fossimo degni, se qualche disgrazia dovesse accaderci, fa che avvenga dopo lo spettacolo e, in ogni caso, ricordati di salvare prima le bestie e i bambini. Tu che permetti ai nani e ai giganti di essere ugualmente felici, tu che sei la vera, l'unica rete dei nostri pericolosi esercizi, fa' che in nessun momento della nostra vita venga a mancarci una tenda, una pista e un riflettore. Guardaci dalle unghie delle nostre donne, ché da quelle delle tigri ci guardiamo noi, dacci ancora la forza di far ridere gli uomini, di sopportare serenamante le loro assordanti risate e lascia pure che essi ci credano felici. Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un pò perchè essi non sanno, un pò per amor Tuo, e un pò perchè hanno pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C'è tanta gente che si diverte a far piangere l'umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri.

Antonio De Curtis - Totò

L'essenziale è invisibile agli occhi

Si vede col cuore (lenti scure)

Gli occhi di chi guarda il mondo attraverso lenti scure,
temono l'impatto con le forti tonalità della realtà,
colorata dalla gente che vive.
Le lenti scure, impediscono la visione dei colori, dunque eliminano la distinzione, netta, tra le cose che vediamo.
Le sfumature, però, sono sempre percettibili agli occhi, anche a quelli coperti da lenti scure.
Nettamente distinguibili, dunque, le sfumature vengono colte dagli occhi, anche attraverso una lente nera.
Che sia il cuore a renderle percettibili?