domenica 24 febbraio 2008



La volpe taccue e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore... addomesticami", disse. "Volentieri", rispose il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose". "Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe.
[...] "Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un pò lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un pò più vicino..."
Il piccolo principe tornò l'indomani.
Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".

Il Piccolo Principe, Antoine de Saint-Exupéry.

martedì 19 febbraio 2008

Affetti da mal d'Africa...



Ci sono due mal d'Africa.
Il nostro che è come un sogno ed il loro che è come un incubo.
Il mal d'Africa bianco è dolce come la vita, quello nero è amaro come la morte.
Per noi il mal d'Africa è un bellissimo ricordo, per loro è un pessimo futuro.
Il vero mal d'Africa non viene a chi parte, ma rimane a chi resta.
Prima o poi il mal d'Africa a noi passa.
A loro no.
Non c'è da stupirsi se dell'Africa ci portiamo via il mal d'Africa dal momento che abbiamo sempre portato via tutto. Diamanti e avorio, oro giallo e oro nero. Gazzelle e leoni, uomini e donne.
Noi lo chiamiamo mal d'Africa, loro dovrebbero chiamarlo mal d'Occidente.
Prima che i bianchi mettessero piede nel continente nero il mal d'Africa non esisteva.
Lo capisce anche un bambino, soprattutto se africano.

venerdì 8 febbraio 2008

Ho ricominciato a dipingere.
Respirando il profumo dei colori, mi fa compagnia la solitudine.
Disegno e dipingo tanto, periodo creativamente positivo,
scrivo tanto, ovunque, foto tante,
rielaboro la gabbia di qualche anno fa.
Questo posto mi sembrava magico nel ricordo di quand’ero piccola.
Come allora, cerco una risposta che non c’è
e non so che differenza fa:
rimanere fermo ad aspettare oppure andare via di qua.
E dipingo a modo mio il mondo intorno a me.
Come un bambino nel tempo che non perde mai la sua curiosità,
è l’istinto che mi fa cambiare la realtà.
Un tratteggio, una linea, bastano per creare qualcosa,
qualcosa che rimarrà nel tempo.
Curve e linee si sposano fra luci ed ombre di realtà nascoste.
Armonie sottratte all'occhio per poi invaderlo come un fiume in piena.
E’ un viaggio attraverso i colori,
attraverso una tela che apparentemente insignificante,
racchiude emozioni, rabbia, gioia, sfoghi,
ricordi del passato, attimi del presente e sogni futuri.
Voglio dipingere.
Voglio fare un viaggio.
Voglio continuare sempre a chiedermi perché
e dipingo a modo mio il mondo intorno a me,
come un bambino nel tempo che non perde mai la sua curiosità.
E’ una storia senza parole
raccontata da un vortice di colori
fusi con la materia corposa e tangibile,
è la voglia di esistere,
è il mio “grido silente” in un mondo caotico e distratto.

giovedì 7 febbraio 2008

Il pittore

Una volta c'era un pittore povero in canna: non aveva nemmeno un colore, e per fare i pennelli si era strappati i capelli.
Andò dal padrone del Blu e gli disse: «Per favore, dammi tu un pò di colore per dipingere un cielo. Ma mica tanto, un soffio, un velo.»
«Vattene, vattene, fannullone, pezzo di accattone, se non vuoi che ti lisci il groppone col bastone!»
Andò dal padrone del Giallo e gli disse così: «Prestami qualche avanzo di colore, un ritaglio, abbastanza per fare un girasole»
Ma quello lo aggredì con un torrente di male parole: «Pezzente, delinquente, la finisci di seccare la gente!»
Andò dal padrone del Verde, andò dal padrone del Bruno, ma non gli dava retta nessuno.
Infine pensò: «Il Rosso ce l'ho!»
Detto fatto un dito si tagliò.


E il Rosso gocciò sulla tela: era una lagrima appena, una perla di sangue, ma tinse in un'istante la tela intera, rossa come un falò di primavera, rossa come una bandiera, come un milione di rose.

E il povero pittore adesso che aveva un colore si sentì ricco più di un imperatore..

Gianni Rodari
Filastrocche in cielo e in terra